KANT: SENSIBILITÀ E INTELLETTO NELLA RAGION PURA

Secondo Kant l’uomo può conoscere il mondo e tutte le cose che lo circondano mediante l’interazione di due semplici livelli: quello della sensibilità e quello dell’intelletto.

Livello della sensibilità

Anzitutto ci sono io che percepisco il mondo che mi circonda e poi c’è il mondo. Ma come percepisco tutte le cose che mi circondano? È molto semplice. Prima di tutto dovete capire che tutte le cose che vi circondano non potete realmente conoscerle per quello che sono in realtà. Se voi foste nati con degli occhiali dalle lenti blu sugli occhi, di che colore sarebbe stato un prato, una mucca o un comune uomo? Certamente blu. Dunque, Kant sostiene che noi esseri umani nasciamo tutti con degli occhiali sugli occhi, ma le lenti di questi occhiali non sono blu, ma una delle due è la lente dello spazio e l’altra è la lente del tempo. Ciò significa che ogni volta che percepite qualcosa non la vedete blu, ma la collocate in uno spazio e in un tempo ben precisi. Se andiamo in banca, al ristorante o in discoteca, tutte quelle azioni che compiamo non avrebbero alcun senso se non le compissimo in una successione temporale all’interno di uno spazio. Parliamoci chiaro: se trovate una porta chiusa di sicuro non potete sapere cosa si celi nella stanza, ma vi è mai venuto in mente di pensare che al di la dell’uscio non vi sia uno spazio? E quando decidete di conquistare una donna, chiaramente non sapete come andrà, ma di certo sapete che qualcosa dovrà pur succedere, o vi rifiuta o vi cede. Bene, allora è chiaro che le cose in se stesse ci restano sconosciute, ma, attraverso la loro collocazione nello spazio e nel tempo, le cogliamo benissimo. Da ciò si evince come lo spazio e il tempo non stanno all’interno del mondo, bensì si trovano nella nostra percezione del mondo, ovvero nel nostro peculiare modo di conoscere il mondo. Spazio e tempo sono chiamati da Kant intuizioni pure (forme a-priori) della sensibilità, ovvero sono due dimensioni immediate che esistono prima delle cose che osserviamo. Questo perché ancora prima di entrare nella stanza(momento dell’esperienza) già sappiamo che nella stanza c’è uno spazio e delle cose all’interno di esso. Attraverso queste due forme a-priori(prima dell’esperienza), noi filtriamo passivamente tutte le cose che ci circondano. Non decidiamo di vedere un cielo o di provare caldo, ma proviamo queste sensazioni in modo totalmente passivo. Intuiamo cose che esistono al di fuori di noi e queste ci trasmettono delle sensazioni. Quindi gli oggetti agiscono su di noi. Bisogna aggiungere che in questa fase della sensibilità, noi possiamo percepire solo delle singole cose in modo confuso, perché è l’intelletto che si occupa di riorganizzare tutto questo materiale. Di un libro non percepisco subito il libro(la sostanza per Locke e l’oggetto di esperienza) ma la sua forma, il suo colore, il peso (le idee semplici per Locke e gli oggetti dei sensi per Kant). Tutte queste qualità che percepisco passivamente, vengono riunite dall’intelletto attraverso le categorie, il cui ruolo corrisponde esattamente con quello svolto dal tempo e dallo spazio nella sensibilità. Per concludere, basta ricordare come lo spazio e il tempo siano i modi per mezzo dei quali ci è possibile conoscere gli oggetti del mondo che percepiamo passivamente.

Livello dell'intelletto

Il ruolo dell’intelletto, lo ricordo ancora, è quello di unificare la molteplicità dei dati sensibili che percepisco attraverso la sensibilità. Ma come li unifica? Come nella sensibilità tutte le nostre percezioni sono filtrate dal tempo e dallo spazio, anche per quanto riguarda l’intelletto, tutto il materiale confuso che gli giunge viene unificato attraverso delle forme a priori, ovvero attraverso le cosiddette categorie. Le categorie sono quindi i modi attraverso i quali l’intelletto inquadra ed organizza il materiale sensibile filtrato dallo spazio e dal tempo. Anche le categorie, come tempo e spazio, non stanno nelle cose ma solo nel nostro modo di percepirle e quindi sono a priori perché vengono prima e indipendentemente dall’esperienza. Come si può evincere, mentre la sensibilità ha a che fare con le intuizioni che sono dei dati singoli (qualità del libro come il colore, il peso e la forma), l’intelletto lavora sui concetti, che invece sono un’unione di dati. L’intelletto ha quindi la capacità di riunire tutti i dati singoli in un unico concetto. Tuttavia, ci sono due tipi di unificazioni che attua l’intelletto: unifica i singoli dati e ne crea un concetto; unifica i singoli concetti per creare un concetto generale. La differenza è molto semplice. Roberto Fedeli è un singolo uomo, un concetto frutto dell’unificazione dei miei occhi azzurri, dei miei capelli castani e della mia altezza di 180cm., ma, al contempo, Roberto Fedeli fa parte della categoria degli esseri umani, ovvero del concetto generale di uomo. Entrambi i concetti sono dei concetti empirici, non a priori, legati all’esperienza e all’unificazione dei dati sensibili. Le categorie, invece, sono dei concetti puri , che vengono prima dell’esperienza e che permettono a tutti noi di unificare tutti questi dati singoli, siano essi dati o concetti. Le categorie sono dodici e le più eminenti sono certamente quella della causalità e della sostanza. Ormai la categoria sostanza sappiamo bene cosa indichi, ovvero quel modo attraverso il quale unifico tutti i singoli dati (colore, peso, forma) di un libro per ottenere il concetto di libro.

Come interagiscono il campo della sensibilità e quello dell’intelletto?

Una volta compreso il ruolo della sensibilità e poi quello dell’intelletto, sorge spontanea la domanda su come possano interagire questi due campi, o meglio come posso applicare la categoria a una determinata situazione empirica? Kant risponde a questo quesito sostenendo che solo attraverso l’immaginazione, ovvero la nostra facoltà di produrre immagini, è possibile creare degli schemi intermedi tra categorie e sensibilità. Questi schemi, prodotti dall’immaginazione, individuano le condizioni temporali che consentono di applicare una certa categoria ad una situazione specifica. Il tutto risulta molto semplice. Poniamoci la domanda: come applico la categoria di causalità ad una situazione specifica? Servendomi del suo schema, ovvero dello schema che riguarda la categoria di causalità. In questo caso, lo schema, che come ho detto si basa sul tempo, riguarda la successione nel tempo. Ora, se io una volta mi sono bruciato la mano su una fiamma, ogni volta che accendo il gas non metto più la mano sul fuoco, altrimenti mi brucio di nuovo. In realtà cosa succede in questa situazione? Io penso che la fiamma del gas potrebbe causare l’ustione della mia mano soltanto perché applico la mia categoria della causalità(causa ed effetto) ogni volta che mi trovo in una situazione (la mano sulla fiamma) nella quale si verifica una successione nel tempo di determinati fenomeni (ovvero la fiamma a contatto con la mia mano causa successivamente come effetto la mia ustione). Altro quesito. Come applico la categoria di sostanza ad una situazione specifica? Ancora una volta servendomi del suo schema, ovvero dello schema che riguarda la categoria di sostanza. Lo schema, che si basa sempre sul tempo, non riguarda, come nel caso della causalità, la successione nel tempo, bensì la permanenza nel tempo. Vediamo perché. Il mio cellulare, come si può comprendere dalle mie spiegazioni precedenti, è un insieme di forma(rettangolare), colori(rosso,nero) e molte altre componenti che ne costituiscono le cosiddette qualità. Tuttavia, nella mia riorganizzazione mediante l’intelletto, io ritengo che esso sia semplicemente un cellulare, ovvero una sostanza. Il mio cellulare sta fermo nel tempo, o meglio è un oggetto che con il passare del tempo rimane sempre uguale e non cambia mai. Ciò dimostra che, grazie alla sua permanenza nello spazio, sempre uguale a se stesso, l’uomo riesce a chiamare cellulare un insieme di moltissime qualità(o se preferite, di accidenti). Quindi, in realtà esistono solo i colori nero e rosso, la forma rettangolare e i diversi tasti del cellulare, mentre il cellulare, come contenitore di cose, sta solo nella mia testa grazie alla sua permanenza, uguale a se stesso, nel corso del tempo.

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